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Non v’è lavoro di Giansone che non sia permeato da uno dei grandi temi che hanno informato di sé tutta la sua vita e determinato l’unicità e l’eccezionalità della sua opera e della sua persona: la brutalità della guerra, magistralmente resa nelle scene di battaglia così come nella rappresentazione di carri armati, fucilazioni e deportazione; l’ammirazione per le meraviglie tecnologiche che hanno caratterizzato il suo secolo, evidente tanto nelle raffigurazioni di una pista automobilistica, di un sorpasso o di un aeroporto di notte quanto nella rappresentazione di elicotteri e aerei, di navi, di strade invase dalle auto, di cantieri navali e di crogioli di fonderia. Espressione quasi di un delicato intimismo sono, invece, le opere riconducibili al bisogno di affetti (Leitmotiv della vita dell’artista), quali: il bacio, le grandi madri, le figure di donna, gli amanti e i gatti o quelle che tradiscono l’inclinazione dell’animo a cercare rifugio nella musica, quali: i concerti per pianoforte, gli ideogrammi grafici, le ballerine e i plastici del jazz. Un intimismo che non di rado cede il passo a un percorso verso la spiritualità e la trascendenza (indotta, quest’ultima, dai colloqui con Witruna, suo spirito guida), che danno origine a straordinarie opere, quali: la sala di anatomia, la fecondazione, l’ombra e l’ascesa dello spirito
Giansone ha dedicato gran parte della sua vita all’insegnamento e il suo lavoro non prescinde dalla ricerca di una metodologia di trasmissione delle tecniche di formazione dei volumi, delle immagini e delle composizioni. 

Giansone non ha bisogno che si dica molto di lui. È sufficiente ciò che le sue opere raccontano.

Una ricerca che si è concretizzata nello sviluppo del principio genetico delle forme (le teste, la faraona, la pietra dell’amore, lo starnazzo delle galline) e nell’individuazione del “Gatto?” come “conseguenza di una decisione”; nell’approccio alla “forma del vuoto” (i concerti per pianoforte e orchestra, le portaerei, la fonderia), vuoto che assume sostanza di materia esso stesso, nello studio del modulo come principio compositivo (fucilazione, molti legni, disegni, incisioni e xilografie), e, infine, nella “teoria delle tangenti”, creata per l’insegnamento di un metodo grafico di scomposizione delle immagini e di distribuzione armonica dei volumi e dei colori.
Il principale strumento di espressione della sua arte è stata la materia (granito, marmo, legno, bronzo e ferro ma anche fili di rame e di bronzo, lastre di acciaio) alla quale ha saputo trasfondere potenza espressiva. 

È, tuttavia, nei disegni, di ballerini o di orchestre o di anatomia, oppure nella raffigurazione appena accennata di figure femminili, che Giansone ha inconsciamente rivelato la poesia e la dolcezza annidate dentro il bozzolo che lo separava dal mondo delle relazioni opportunistiche, proprio quelle che normalmente costituiscono l’humus sul quale nasce e si sviluppa il successo degli artisti.

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